Chiacchieriamo di AI, Frankenstein e omicidi in Islanda
...oltre a idee, strategie e appuntamenti!
🇬🇧Scroll down for the English version🇬🇧
Questa settimana ho visto “A murder at the end of the world” e sono rimasta colpita da molteplici aspetti della serie: dai parallelismi col classico di Mary Shelley, alla continua ricerca di armonia tra esseri umani e Ai fino alle riflessioni più profonde e spirituali che ne emergono.
Allerta Spoiler: se non hai ancora visto la serie e non vuoi spoiler, ti consiglio di saltare la prima parte di questa newsletter e leggerla più avanti, dopo la visione di “A murder at the end of the world”.
Come ti dicevo il tema e gli avvenimenti narrati mi hanno subito riportato alla mente il classico di Mary Shelley sui pericoli della tecnologia e sulla creazione di intelligenza senza coscienza, lampante il parallelismo nella relazione Andy/Ray e Frankenstein/Mostro.
Victor Frankenstein, guidato dal proprio ego, utilizza la scienza per soddisfare la sua ambizione di creare un essere umanoide intelligente; tuttavia, una volta riuscito a dare vita alla creatura, Victor si rende conto di non essere in grado di assumersi la responsabilità della sua creazione.
Allo stesso modo, per orgoglio e desiderio di gloria, ma anche per il sogno di un mondo migliore per suo figlio e per l’umanità, Andy persegue l'impresa tecnologica di creare Ray, un sistema di intelligenza artificiale, o come la chiama lui, Alternativa. Anche in questo caso, una volta che Ray inizia ad agire in modo assolutamente logico e letterale, ma senza il filtro dei valori umani, Andy ne perde il controllo.
Entrambe le storie servono come avvertimento sulle conseguenze indesiderate della creazione di intelligenze che non possono coltivare anche saggezza, compassione ed etica; entrambe le storie ci mettono davanti al pericolo di creare tecnologie potenti senza prima assicurarsi che siano in linea con i valori umani e il bene comune.
Proprio come Victor Frankenstein, gli innovatori tecnologici possono essere accecati dall’ambizione e non riuscire a considerare come le loro invenzioni potrebbero essere utilizzate in modo improprio se venisse data loro libertà incontrollata.
Queste storie senza tempo ci mettono in guardia non tanto dalle creature - il Mostro o l’AI - ma dall'arroganza di coloro che vorrebbero interpretare il ruolo del “creatore” senza assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
“A murder at the end of the world” spiega bene come i sistemi di intelligenza artificiale siano fondamentalmente neutrali: né benevoli né malevoli. L’impatto dell’intelligenza artificiale dipende interamente dalle intenzioni e dalla saggezza che stanno dietro al suo sviluppo e alla sua applicazione. Come ogni tecnologia potente, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per potenziare e illuminare o per controllare e distruggere.
Da un lato, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per scopi estremamente positivi: gli algoritmi di apprendimento automatico possono analizzare i dati medici per rilevare precocemente le malattie e sviluppare trattamenti personalizzati, la visione artificiale può consentire alle auto a guida autonoma di prevenire incidenti e ridurre il traffico, il riconoscimento vocale può aiutare le persone con disabilità a vivere in modo più indipendente.
Nella prima parte della serie sono tanti gli esempi positivi (io, ad esempio, ho imparato che in caso di ipotermia non devo iniziare a scaldare le mani, cosa che invece avrei fatto sicuramente!)Tuttavia, nelle mani sbagliate, l’intelligenza artificiale potrebbe consentire spaventosi abusi di potere: i software di riconoscimento facciale sono già stati utilizzati per profilare e individuare gruppi emarginati, i chatbot basati sull’intelligenza artificiale vengono sviluppati per manipolare, ingannare e diffondere disinformazione online e le armi autonome alimentate dall’AI rimuovono il giudizio umano e l’empatia dalle decisioni di vita o di morte sul campo di battaglia.
Il messaggio degli ideatori Brit Marling e Zal Batmanglij è chiaro: l’impatto dell’intelligenza artificiale dipende dalla saggezza e dall’intenzionalità che stanno dietro. Con una lungimiranza etica e tutele adeguate, l’intelligenza artificiale può potenziare la società come strumento per il bene. Ma se gli si permette di avanzare senza controllo e/o controllato da interessi sbagliati, si rischiano gravi conseguenze indesiderate.
Aggiungo prima di concludere che dovremmo anche smettere di antropomorfizzare l’intelligenza artificiale o dare per scontato che un giorno corrisponderà alla cognizione umana, dovremmo accettarla per quello che è: una creazione progettata per aumentare le limitate capacità umane.
In definitiva, “A murder at the end of the world” ci invita a sviluppare un’intelligenza artificiale in modo attento e intenzionale e, nonostante gli indiscutibili rischi, la serie suscita anche ottimismo dimostrando come le virtù umane possano riflettersi nella tecnologia se create con le giuste attenzioni.
Ciao, sono Elisa! Volevo salutarti e dare il benvenuto ai nuovi iscritti a questa newsletter.
Questa pubblicazione è molto versatile e, come vedi, non riesce a stare nei paletti di una sola area di interesse, quindi aspettati di tutto.
Inoltre da oggi troverai verso la fine la versione in inglese, ho infatti unito in una sola pubblicazione entrambe le versioni!
Le nostre Chiacchiere della domenica sono e resteranno sempre gratuite, ma se ti piace quello che scrivo e vuoi supportare il mio lavoro, puoi offrirmi un caffè qui sotto.
Da leggere
Sono alle ultime pagine di “Cinema Speculation” di Tarantino, una sorta di chiacchierata tra l’autore e il lettore che in alcuni momenti assume anche i tratti del saggio cinematografico. Si tratta di un'opera completa che esplora le radici creative del regista, attraverso generi come thriller, film noir e western. Quentin Tarantino dialoga con il suo pubblico, la sua intenzione è quella di trasmettere al lettore, così come fa con gli spettatori, emozioni e curiosità.
Consigliato se si è appassionati di cinema.
Da guardare
Ma che me lo chiedi a fare? Ovviamente “A murder at the end of the world”!
Sto anche guardando la quarta stagione di “True Detective” con Jodie Foster, sono solo alla 3 puntata, ma direi sicuramente meglio della seconda e della terza (stagione).
Anche la sigla “Bury a friend” di Billie Eilish è imperdibile!
In settimana, nel canale Telegram ElyDaily approfondirò la modalità di indagine di Jodie Foster e l’importanza di farsi le giuste domande!
Ci trovi qui!
From web with curiosity
Secondo il calendario cinese in questi giorni entriamo nell’anno del Drago, preparati al Capodanno Cinese e al 2024 con questa guida!
La storia dei detenuti condannati a morte che giocano a Dungeons and Dragons.
Pronta a personalizzare le tue Gif preferite?
Let's talk about AI, Frankenstein and murders in Iceland.
This week I watched “A murder at the end of the world” and was struck by multiple aspects of the series: from its parallels with Mary Shelley's classic to the continuous quest for harmony between humans and AI until the deeper and spiritual reflections that emerge.
Spoiler Alert: if you haven't seen the series yet and wish to avoid spoilers, I recommend skipping the first part of this newsletter and reading it later, after watching "A murder at the end of the world."
As I mentioned, the theme and narrative warnings immediately brought to mind Mary Shelley's classic about the dangers of technology and the creation of intelligences without consciousness, clearly parallelism in the Andy/Ray and Frankenstein/Monster relationship.
Victor Frankenstein, driven by his own ego, uses science to fulfill his ambition of creating an intelligent humanoid being; however, once he succeeds in bringing the creature to life, Victor realizes he is unable to take responsibility for his creation.
Similarly, out of pride and desire for glory, but also dreaming of a better world for his son and for humanity, Andy undertakes the technological feat of creating Ray, an artificial intelligence system or, as he calls it, Alternative. Again, once Ray begins to act in an absolutely logical and literal manner, without the filter of human values, Andy loses control.
Both stories serve as a warning about the unintended consequences of creating intelligences that cannot also cultivate wisdom, compassion, and ethics; both stories confront us with the danger of creating powerful technologies without first ensuring they align with human values and the common good. Just like Victor Frankenstein, tech innovators can be blinded by ambition and fail to consider how their inventions might be misused if given unchecked freedom.
These timeless stories warn us not so much about the creatures - the Monster or the AI - but about the arrogance of those who would play the role of the "creator" without taking responsibility for their actions.
“A murder at the end of the world” effectively explains how artificial intelligence systems are fundamentally neutral: neither benevolent nor malevolent. The impact of artificial intelligence depends entirely on the intentions and wisdom behind its development and application. Like any powerful technology, artificial intelligence can be used to empower and enlighten or to control and destroy.
On one hand, artificial intelligence can be used for extremely positive purposes: machine learning algorithms can analyze medical data to detect diseases early and develop personalized treatments, artificial vision can allow self-driving cars to prevent accidents and reduce traffic, voice recognition can help people with disabilities live more independently. In the first part of the series, there are many positive examples (I learned that in case of hypothermia, I should not start by warming up my hands, which I would have done immediately!)
However, in the wrong hands, artificial intelligence could enable terrifying abuses of power: facial recognition software has already been used to profile and identify marginalized groups, AI-based chatbots are developed to manipulate, deceive, and spread misinformation online, and autonomous weapons remove human judgment and empathy from life-or-death decisions on the battlefield.
The message from creators Brit Marling and Zal Batmanglij is clear: the impact of artificial intelligence depends on the wisdom and intentionality behind it. With ethical foresight and adequate safeguards, artificial intelligence can empower society as a tool for good. But if allowed to advance unchecked and/or controlled by the wrong interests, there are serious unintended consequences.
Before concluding, I add that we should also stop anthropomorphizing artificial intelligence or assuming it will one day match human cognition; we should accept it for what it is: a creation designed to augment limited human capabilities.
Ultimately, “A murder at the end of the world” invites us to develop artificial intelligence in a careful and intentional manner and, despite the undeniable risks, the show also sparks optimism by demonstrating how human virtues can be reflected in technology if created with the right attention.