Chiacchieriamo di come l’intelligenza Emotiva migliorerà l’Intelligenza Artificiale
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Giovedì OpenAI, una tra le più importante società al mondo a occuparsi di intelligenza artificiale, ha presentato Sora, un nuovo strumento che permetterà di creare video a partire da input testuali.
Sora in giapponese significa “cielo” e l’azienda ha dichiarato di aver scelto questo nome per evocare l’idea di «un infinito potenziale di creatività», ma perché il potenzialità di creatività sia davvero infinito serve, secondo me, che anche gli artisti prendano parte alla conversazione sul futuro dell’AI.
Attualmente possiamo dividere gli artisti in due macro correnti di pensiero:
Una è “Presto le macchine ci sostituiranno, che senso ha continuare a fare il nostro lavoro se ChatGPT lo fa in pochi minuti?” e l’altra è “l’intelligenza artificiale completerà il nostro lavoro, non lo sostituirà: le macchine diventeranno utili “assistenti digitali” che faciliteranno il processo creativo”.
Ovviamente per quanto questo confronto possa essere anche interessante e avvincente iniziamo a renderci conto di quanto stia diventando ripetitivo e, permettetemi, inutile!
Quindi spostiamo il focus e chiediamoci:
- cosa ci serve per capire una tecnologia che oggi è già incredibilmente diversa da com’era ieri e da come sarà domani?
- E soprattutto, come pensiamo di farlo se continuiamo a utilizzare una lettura della realtà legata a un’epoca passata?
Siamo in una nuova era e, che ci piaccia o no, dobbiamo prepararci a viverla, non possiamo più né ignorarla né rinviarla.
The angel would like to stay, awaken the dead, and make whole what has been smashed. But a storm is blowing in from Paradise; it has got caught in his wings with such a violence that the angel can no longer close them. The storm irresistibly propels him into the future to which his back is turned, while the pile of debris before him grows skyward. This storm is what we call progress.
La tempesta chiamata progresso è già qui e ciò che ci serve non è cercare di fermarla, ma avere prospettive nuove e interdisciplinari che possano osservare, analizzare e capirne tutte le sfaccettature.
Alla regolamentazione dell’AI servono sia approcci intellettuali che emotivi, attualmente le discussioni sono troppo lente e legate allo status quo; nei prossimi anni (5 al massimo) l’AI generativa farà parte di tutti gli aspetti della nostra vita e inizierà a svolgere un ruolo cruciale nel plasmare il destino dell’umanità.
Dobbiamo quindi deciderci a vederne sia il lato positivo che il negativo:
da una parte avremo una nuova forma di discriminazione, le informazioni che vengono immesse nel sistema sono fortemente orientate verso fonti nordamericane mentre le tradizioni narrative orali del Medio Oriente, dei Balcani e del Levante, ad esempio, non sono incluse nei dati allo stesso modo. Inoltre sono già emerse discriminazione di genere, pregiudizio razziale, pregiudizio di classe…etc…etc:
dall’altra parte l’AI può arricchire le nostre vite e aiutare il nostro pianeta in molteplici modi. I contributi che le nuove tecnologie possono apportare in campi come la ricerca biomedica sono pazzeschi, ma questi progressi in campo scientifico rischino di essere vanificati se in ambiti come la cultura, la società o la politica, non ci decidiamo a progredire.
Dobbiamo imparare dagli errori già commessi, ricordate quando pensavamo che grazie alla diffusione delle tecnologie digitali l’informazione sarebbe stata libera rendendo ogni Paese più democratico? Tutti sarebbero stati in grado di comunicare apertamente senza censura, basta confini, Facebook avrebbe portato la democrazia in ogni angolo del mondo.
Ma la realtà, come possiamo vedere, è decisamente diversa!
Ecco perché oggi più che mai abbiamo bisogno di vedere sia il positivo che il negativo, di riconoscere i pericoli dei nuovi sistemi senza cadere nuovamente nella stessa retorica del “tutti potranno comunicare liberamente e apertamente, i confini spariranno, etc etc…”.
Questo tipo di ottimismo e romanticizzazione non ci porterà da nessuna parte, abbiamo bisogno di più immaginazione, abbiamo bisogno degli artisti!
Scrittori, poeti, filosofi e artisti hanno molto da offrire a questa conversazione.
L’immaginazione deve far parte del dibattito sull’intelligenza artificiale.
La tecnologia è troppo importante per lasciarla all’élite tecnologica.
Sempre di più mi sto rendendo conto che l’intelligenza artificiale generativa sarà in grado di prendere decisioni, sarà capace di ironia e sarcasmo e farà arte.
Ma che tipo di arte?
Sappiamo che, sin dall'epopea di Gilgamesh, gran parte delle opere creative derivano dal subconscio, l’arte e la letteratura in particolare assorbono i nostri sogni, paure, desideri… l’arte prospera sulla capacità di comprendere i sentimenti degli altri.
Quindi mi chiedo, come una macchina incapace di emozioni e coscienza potrà produrre opere basate sull’empatia?
Ciao, sono Elisa! Volevo salutarti e dare il benvenuto ai nuovi iscritti a questa newsletter.
Questa pubblicazione è molto versatile e, come vedi, non riesce a stare nei paletti di una sola area di interesse, quindi aspettati di tutto.
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Da guardare
Ieri ho visto “Poor Things” e voglio condividere con voi alcune riflessioni.
Il film, diretto da Yorgos Lanthimos e sceneggiato da Tony McNamara, si inserisce in un periodo di fervente creatività cinematografica, particolarmente attenta alla rappresentazione femminile. Attraverso la lente di questi creativi, "Poor Things" emerge come un’opera che sfida le rappresentazioni tradizionali, offrendo uno sguardo rinnovato e dignitoso sul femminile, tematica già trattata con maestria in “La Favorita”.
Poor Things è una commedia drammatica grottesca che, fedele allo stile di Lanthimos, mescola tragedia e comicità in un equilibrio amaro. La ricchezza visiva, i costumi e gli scenari retro-futuristici, rendono omaggio, tra gli altri, a capolavori come “Metropolis” di Fritz Lang, stabilendo un dialogo visivo che attraversa decenni di storia cinematografica.
“Poor Things” è un viaggio attraverso la manipolazione, l’esplorazione e la sperimentazione sull’essere umano, riflettendo su temi di genere, potere e autoconsapevolezza. Attraverso il personaggio di Bella, interpretata da una straordinaria Emma Stone, il film indaga la condizione femminile e la sua oggettificazione, offrendo una critica pungente alle dinamiche di potere maschile.
La narrazione si snoda attraverso personaggi maschili emblematici, ciascuno rappresentante diversi aspetti della mascolinità, dalla ricerca del potere al desiderio di controllo, fino a sfociare in una riflessione sull’umanità stessa, vista attraverso gli occhi compassionevoli di Bella.
Lanthimos riesce a esplorare con abilità la complessità delle relazioni umane, ponendo domande provocatorie sulla natura dell’esistenza e sull’evoluzione morale e sociale dell'individuo. “Poor Things” diventa così un’opera che sfida lo spettatore a riflettere sui propri preconcetti e sulle strutture di potere della società contemporanea.
Concludendo, è un film ricco di strati di lettura che merita di essere discusso e analizzato; offre non solo un intrattenimento di alto livello ma anche spunti di riflessione profondi sull'essere umano, sulle dinamiche di genere e sull’importanza dell’emancipazione e della riappropriazione della propria identità.
Vi lascio con un invito a guardare questo film, non solo come un’opera di intrattenimento ma come un’opportunità di crescita personale e collettiva e, per chi ha letto il libro, sarei curiosa di conoscere il vostro punto di vista sulle differenze tra le due opere.
“Povere Creature” ci permette di fare anche un passo oltre la classica narrativa del viaggio dell’eroe, offrendoci una prospettiva rinnovata che pone al centro la figura femminile e la sua emancipazione. Ne parleremo in modo più approfondito nella Waveletter di martedì, puoi iscriverti qui!
Da Wave alla Community
Vi dò appuntamento a sabato 24 febbraio alle 11:00 al nostro mensile Future Party per confrontarci insieme sul
- Content marketing strategico nell'era dell'AI
oltre a
- Addio Bard, ciao Gemini
- L’algoritmo di Threads
- Come sponsorizzare su Instagram
- Perplex e il negozio di ChatGPT
- I 7 trends social per il 2024
- Virtual Influencers
Link per la diretta nel canale telegram ElyDaily in settimana!
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Let's talk about how Emotional Intelligence will improve Artificial Intelligence
On Thursday, OpenAI, one of the world's leading companies in artificial intelligence, unveiled Sora, a new tool that will allow the creation of videos from text inputs.
"Sora" means “sky” in Japanese, and the company stated they chose this name to evoke the idea of “infinite creative potential”. However, for creative potential to truly be infinite, I believe it's crucial for artists to join the conversation on the future of AI.
Currently, we can categorize artists into two major schools of thought:
One is “Soon machines will replace us, so what's the point of continuing our work if ChatGPT can do it in a few minutes?” and the other is “Artificial intelligence will complement our work, not replace it: machines will become helpful 'digital assistants' that facilitate the creative process”. Of course, as much as this debate might be intriguing and engaging, we're starting to realize how repetitive and, frankly, pointless it has become!
So, let's shift the focus and ask ourselves: - what do we need to understand a technology that is already incredibly different from what it was yesterday and what it will be tomorrow? - And more importantly, how do we plan to do that if we continue to use a perception of reality tied to a bygone era?
We're in a new era and, like it or not, we must prepare to live it. We can no longer ignore or postpone it.
The angel would like to stay, awaken the dead, and make whole what has been smashed. But a storm is blowing in from Paradise; it has got caught in his wings with such a violence that the angel can no longer close them. The storm irresistibly propels him into the future to which his back is turned, while the pile of debris before him grows skyward. This storm is what we call progress.
This storm, called progress, is already here, and what we need isn't to try to stop it, but to have new and interdisciplinary perspectives that can observe, analyze, and understand all its nuances.
AI regulation needs both intellectual and emotional approaches. Currently, discussions are too slow and tied to the status quo; in the next few years (5 at most), generative AI will be a part of all aspects of our lives and will begin to play a crucial role in shaping humanity's fate.
We must, therefore, decide to see both the positive and negative sides:
On one hand, we'll face a new form of discrimination. The information fed into the system is heavily biased towards North American sources, while the oral narrative traditions of the Middle East, the Balkans, and the Levant, for example, are not included in the data in the same way. Moreover, gender discrimination, racial prejudice, class bias, etc., have already emerged.
On the other hand, AI can enrich our lives and help our planet in many ways. The contributions that new technologies can make in fields like biomedical research are astounding, but these scientific advancements could be nullified if we do not decide to progress in areas like culture, society, or politics.
We need to learn from past mistakes. Remember when we thought that the spread of digital technologies would make information free, making every country more democratic? Everyone would be able to communicate openly without censorship, borders would disappear, Facebook would bring democracy to every corner of the globe. But the reality, as we can see, is quite different!
That's why now, more than ever, we need to see both the positive and negative sides, to recognize the dangers of new systems without falling back into the same rhetoric of “everyone will be able to communicate freely and openly, borders will disappear, etc.” This type of optimism and romanticization won't get us anywhere. We need more imagination; we need the artists! Writers, poets, philosophers, and artists have a lot to offer in this conversation. Imagination must be part of the debate on artificial intelligence.
Technology is too important to be left to the tech elite. More and more, I realize that generative artificial intelligence will be able to make decisions, use irony and sarcasm, and create art.
But what kind of art?
We know that, since the Epic of Gilgamesh, much of creative work stems from the subconscious.
Art, and literature in particular, absorb our dreams, fears, desires... art thrives on the ability to understand the feelings of others.
So I wonder, how can a machine, incapable of emotion and consciousness, produce works based on empathy?